Vivere e lavorare (bene) dopo un tumore: il progetto WAVE-TRAPEZIO

donna con esperienza di tumore svolge un lavoro al pc

Dopo una diagnosi di tumore si può sentire il bisogno di ritagliarsi del tempo per ridefinire nuove priorità ed individuare quali siano le "costanti" che possono aiutarci nell’affrontare un percorso di cura così difficile.

Il lavoro può essere una di queste.

 

Perché parlare di rientro al lavoro dopo un tumore?

Famiglia, relazioni, benessere psicofisico e entrate sono solo alcune delle questioni su cui ci si sofferma nel tentativo di riorganizzare la propria vita sapendo di dover convivere con una nuova, indesiderata, entità.

In questa cornice, il lavoro può rappresentare, per alcuni, un vero e proprio pilastro su cui sostenersi.

Infatti, il mantenimento dell’attività lavorativa permette di:

  • Tenere testa alla pressione economica che può soggiungere;
  • Conservare la propria indipendenza economica;
  • Mantenere intatto il proprio status sociale.

Purtroppo, però, l'attività lavorativa rientra gli aspetti più colpiti dalla malattia oncologica.

 

Oggi sempre oggi più persone continuano a vivere (e lavorare) dopo una diagnosi di tumore

Un medico con guanti in lattice effettua una nuova diagnosi di tumore

Per avere conferma di ciò basta guardare il tasso medio di rientro a lavoro dopo un tumore in Nord America ed Europa (64%).

Nel nostro continente, in particolare, vengono fatte oltre 4,2 milioni di nuove diagnosi di cancro (più di 30.000 soltanto in Piemonte).

Ma è bene tenere a mente che il tasso medio può variare tra i vari paesi dal 30% al 94% a causa di fattori come:

  • Le politiche e le normative statali
  • La tipologia di assistenza sanitaria e di welfare
  • I contesti sociali in cui si è immersi
  • Le caratteristiche del tumore

In prospettiva futura, questa tematica potrebbe riguardare un numero sempre maggiore di persone: si stima infatti che entro 20 anni il numero di nuovi casi di tumore aumenterà del 47% e che una buona metà dei casi riguarderà proprio persone in età lavorativa.

Inoltre, grazie al miglioramento delle terapie ed ai programmi di screening, è stato osservato un aumento della speranza di vita (in Europa, ad esempio, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è arrivato al 55% dei tumori maligni).

Ciò fa presumere che il numero di persone con esperienza di cancro in età lavorativa nei prossimi anni sarà sempre più grande.

 

In che modo tornare al lavoro dopo un tumore apporta benefici?

Uomo di mezza età che ha ripreso a lavorare dopo un tumore socializza con collega in ufficio

Secondo alcune interviste, il rientro al lavoro dopo un tumore sembra avere effetti positivi su più livelli:

  • Offre la sensazione di ritorno alla normalità, ma anche un motivo per distrarsi dalla malattia e sentirsi più in salute;
  • Aiuta a socializzare, e sembra che confrontarsi con colleghi e datori di lavoro possa mettere un freno alle preoccupazioni e alle ansie che possono emergere dall’insicurezza di non essere più in grado di svolgere alcune attività come una volta;
  • Consente di mantenere il proprio status economico e di fronteggiare i problemi finanziari che possono sorgere;
  • Aiuta a mantenere la propria autostima.

Tuttavia, dalle esperienze riportate da chi ci è già passato, emerge che il tema è poco affrontato e che le tutele e il supporto da parte delle istituzioni sono carenti.

Per questo motivo lavorare su programmi di abbattimento delle barriere che ostacolano il rientro al lavoro dopo un tumore può essere un punto di svolta cruciale sulla strada del miglioramento dell’inclusione e del welfare nel nostro Paese.

 

Per tornare a vivere bene dopo il cancro serve maggiore attenzione alla qualità della vita in tutte le sue dimensioni 

Lavoratore che ha avuto un tumore con braccia aperte davanti a un tramonto

Inoltre, la ricerca dimostra che i problemi principali relativi all’esperienza tumorale non riguardano soltanto il processo di rientro al lavoro, ma anche la sfera:

  • Psicologica (ansia e depressione);
  • Fisica (tra gli altri: disabilità, fatigue, dolore, problemi del sonno);
  • Sociale (mancanza di autonomia, disagio);
  • Finanziaria (aumento delle spese e riduzione delle entrate).

All’interno del quadro appena delineato risulta quindi fondamentale integrare percorsi di cura e follow-up con una maggiore attenzione alla qualità di vita da più punti di vista.

In altre parole, ciò che emerge è soprattutto l’importanza di considerare il cancro come una malattia cronica al fine di garantire alle persone un supporto finalizzato a permettere una buona qualità di vita anche dopo la diagnosi.

 

Gli obiettivi del progetto WAVE-TRAPEZIO

Alla luce di ciò, è nato il progetto denominato "WAVE-TRAPEZIO", il quale persegue due obiettivi fondamentali:

1. Produrre e identificare evidenze scientifiche che descrivano quali sono i problemi legati al fenomeno tumore e lavoro in Italia;

2. Fornire strumenti utili a pazienti, familiari, professionisti sanitari e decisori politici per gestire le problematiche riguardanti il rientro al lavoro dopo una diagnosi di cancro.

Scopri chi sono i sostenitori e in cosa consiste il Bando Trapezio della Fondazione Compagnia di San Paolo.


Referenze

  1. Kennedy F, Haslam C, Munir F, Pryce J. Returning to work following cancer: a qualitative exploratory study into the experience of returning to work following cancer. Eur J Cancer Care (Engl). 2007;16(1):17-25. doi:10.1111/j.1365-2354.2007.00729.x
  2. Paltrinieri S, Fugazzaro S, Bertozzi L, et al. Return to work in European Cancer survivors: a systematic review. Support Care Cancer. 2018;26(9):2983-2994. doi:10.1007/s00520-018-4270-6